Remothered : Tormented Fathers è un horror psicologico in terza persona, il primo capitolo di una trilogia, opera del catanese Chris Darril, pubblicato dalla Darril Arts in collaborazione con la Stormind Games. Il progetto parte nel lontano 2007 e dopo anni e tanti cambiamenti durante la progettazione (originariamente sarebbe dovuto essere un gioco in 2D), prende vita tramite il conosciuto Unreal Engine 4 e viene rilasciato il 30 gennaio 2018 per Windows. Successivamente, nel corso del 2018 verrà pubblicato anche per Xbox One e PlayStation 4.
Piattaforme : Microsoft Windows, (e nel corso del 2018) Xbox One, Playstation 4
Configurazione di prova :
Ryzen 1700x (4ghz); 16gb Ram (3200mhz); Gtx 1080ti; Risoluzione 3840 x 2160p; Windows 10
Trama : 7,5
Il gioco inizia tramite il racconto di un’anziana signora, che narra di sè anni or sono.
Ed è così che vestiamo i panni di una giovane Rosemary Reed, una donna dall’aspetto curato, con abiti formali, una personalità forte, ostinata e caparbia, che cela una figura nostalgica ed il pessimo vizio del fumo.
Non sappiamo praticamente nulla sulla nostra protagonista, se non che il suo obiettivo principale sia quello di indagare sulla scomparsa di Celeste, la figlia del signor Felton, un anziano notaio, ormai in pensione, affetto da tempo da un misterioso morbo, che vive con la moglie e sotto le cure di Gloria, la sua infermiera.
Il gioco si svolge interamente all’interno della vecchia villa dei Felton. Una costruzione lasciata all’abbandono, leggermente cupa e fatiscente, e che di sicuro non trasuda ospitalità sin dai primi momenti. Scopriremo infatti che nasconde ambienti tetri e oscuri, carichi di misteri e interrogativi.
Rosemary, con lo scopo di capire che fine abbia fatto Celeste, si presenta sotto le mentite spoglie della dottoressa Reed, venuta in visita dall’istituto Santa Margherita dove era ricoverato l’anziano uomo. La farsa dura molto poco e appena svelati i suoi reali intenti la nostra protagonista non otterrà le risposte desiderate e risulterà da subito non ben accetta. Da qui in poi per Rosemary sarà tracciata una strada fatta di ricerche ed enigmi, improntati sulla falsa riga di famosi “escape” e contornati da sessioni stealth e di fuga in un’ambientazione che riesce a tenerci costantemente in tensione con occhi vigili ed orecchie attente a carpire ogni minimo suono sospetto.
La scelta si dimostra gratificante sin dai primi momenti del gioco, creando interesse, interrogativi ed intrigo ad ogni dettaglio e/o rivelazione ottenuta, spronando il giocatore a proseguire senza annoiarsi.
La trama, d’altronde, è tutt’altro che scontata, anzi piuttosto articolata, e frutto di un “copione” ben strutturato e congegnato.
Il lavoro di Chris Darril , in questo senso, è degno di nota, rendendo il titolo un horror con una storia di qualità, che lascia ben sperare anche per i titoli futuri.
Unica pecca, probabilmente, risiede nella scelta del “ritmo”. Infatti ad una prima fase del gioco, più lenta e con dettagli e scoperte centellinate, ne segue una seconda forse un pizzico troppo rapida e frenetica, che a tratti diviene, magari volutamente, leggermente confusionaria.
Una precisazione e un accento positivo, è doveroso metterlo. In molti sicuramente, così come me, si saranno preoccupati riguardo l’epilogo di questo primo capitolo e chiesti se sia il classico esempio di trilogia, in cui ogni capitolo lascia lo spettatore senza un finale e solamente tanti quesiti insoluti.
Ebbene così non è. Remothered : Tormented Fathers ci lascia diversi quesiti, riuscendo al contempo ad essere auto-conclusivo. Cosa che ho trovato apprezzabile.
Gameplay : 7
“Dr Reed!?”, “Still Here??”
Queste sono le frasi che vi accompagneranno per buona parte del gameplay, un gameplay pensato in modo funzionale per il tipo di gioco, al fine di creare un’atmosfera tesa che contraddistingue un horror psicologico.
Nelle prime fasi, il gioco ci invita ad esser approcciato come uno stealth fornendoci molteplici oggetti, che si distinguono in due categorie: diversivi e oggetti difensivi.
I primi hanno un ruolo fondamentale nell’approccio di tipo stealth, che si basa sullo studio dei pattern dei png, durante le loro ronde. Infatti potremo sfruttare oggetti, come sveglie o radio, per produrre rumori e attirare il nemico lontano dalla nostra destinazione ed agire indisturbati.
Gli oggetti di difesa, nonostante il nome possa ingannare, servono solamente a svincolarsi dalla presa del nemico, qualora fallissimo nella nostra fuga, e dunque non morire. Non possiamo uccidere nessuno ed il gioco non prevede alcun combattimento.
Successivamente tutto diviene più frenetico e il gameplay ci costringerà ad affrontarlo come un “fuggi e nasconditi”. In molte scene, infatti, il nemico ci ha già visti e a noi tocca solamente correre e salvare la pelle.
In queste fasi, a causa di un comparto tecnico con dei limiti oggettivi e piuttosto marcati, il gioco “perde smalto” e risulta meno divertente, cosa di cui parleremo dettagliatamente in seguito.
Un dettaglio che lascia perplessi riguarda l’intelligenza artificiale. I nemici, anche se cammineremo in modo furtivo e non produrremo alcun rumore, ci ronzeranno sospettosamente sempre intorno, nonostante la villa dei Felton abbia diversi piani. Questo dettaglio alla lunga infastidisce, anche perché perde di credibilità.
Di contro la fuga dai nostri nemici sarà invece abbastanza semplice, in quanto l’IA che li muove non si dimostrerà particolarmente furba (basta, ad esempio, entrare in una stanza e nascondersi sotto un divano o dentro un armadio prima che il nostro inseguitore entri, per depistarlo facilmente).
I puzzle saranno abbastanza elementari, infatti una volta trovata una chiave o un oggetto necessario per proseguire nella trama, verremo indirizzati su come/dove utilizzarlo.
Tirando le somme, nonostante qualche perdonabile difetto, ci troviamo di fronte ad un gameplay vario, che non annoia, e riesce ad essere intrigante in particolar modo nelle fasi stealth.
Comparto Tecnico : 6-
Anche se apparentemente sembra un giudizio severo, è doveroso fare una premessa. Chiaramente in un gioco la grafica non è tutto. Molti eccezionali titoli che hanno fatto la storia, continuano ancora ora ad esserlo e lo saranno probabilmente per sempre.
Tuttavia, l’evoluzione tecnologica, che ha consentito la realizzazione di scenari graficamente mozzafiato, ha dimostrato che in effetti, ha un peso importante nell’ “immersività” di un gioco, contribuendo e non in modo marginale, nel riuscir a coinvolgere il giocatore.
La premessa è perfettamente calzante con ciò che è un tasto dolente di un buon titolo. Un titolo con ottime carte in tavola, una buona scrittura, ma una realizzazione dal punto di vista grafico che fa mancare qualcosa al risultato finale. La grafica è palesemente datata, possiamo dire tranquillamente, in gergo, bentornati nell’ “old generation”.
L ‘effetto visivo è povero, scarno, sia nei dettagli, negli effetti, che nei poligoni e nelle textures non molto realistiche ed approssimative. Purtroppo questo non si sposa bene con Remothered, un titolo che fa molto affidamento sulla tensione psicologica e sul creare la giusta atmosfera affinché il player risulti immerso nell’ambientazione, ed è innegabile che un impatto grafico differente, diciamo anche “più al passo con i tempi”, lo avrebbe messo sotto una luce diversa. D’altronde, metaforicamente parlando, persino le opere teatrali, nella loro rappresentazione, necessitano del giusto lavoro di luci per essere messe in risalto.
Nemmeno la fisica si dimostra un punto forte, cosa che condiziona il gameplay, infatti ha dei limiti con cui faremo spesso a cazzotti. Una protagonista non molto reattiva, legnosa, a tratti in modo esasperante, che interagisce con gli oggetti in modo irrealistico, meccanico e non precisissimo (a volte pur centrando l’icona d’interazione con un oggetto, ci ignorerà del tutto) che, come nel comparto grafico, risulta ancora una volta “old generation”. Quando prenderà un oggetto, ad esempio, quest’ultimo scomparirà magicamente con delle animazioni veramente poco credibili. Nel 2018 e considerando il livello tecnico ormai raggiunto, sono dettagli non facilmente digeribili.
Tutto sommato, questi limiti potrebbero anche non risultare eccessivamente fastidiosi, se non fosse che nelle fasi finali, alcune fughe saranno impietose, non lasciando spazio ad errori, ed è qui che la cosa diviene frustrante.
Non abbiamo riscontrato particolari bug, a parte la divertente sparizione della protagonista nelle death scene in determinate condizioni, che lascerà il suo assassino brutalizzare il nulla.
Il gioco, pur non splendendo nell’effetto visivo, almeno è ottimizzato discretamente.
Una nota positiva sono i caricamenti, praticamente assenti. Non capiterà di dover aspettare quei fastidiosi caricamenti per spostarsi tra un’area e l’altra della casa e i tempi di attesa per poter giocare subito dopo esser stati uccisi sono brevissimi.
Sonoro : 7,5
Tra gli elementi positivi di questo titolo c’è sicuramente il comparto sonoro.
La collaborazione con Nobuko Toda (famosa compositrice anche in Final Fantasy, Halo e Metal Gear Solid) e Luca Balboni ha consentito di ottenere un ottimo risultato. Le musiche infatti risultano veramente azzeccate e ben cucite sul titolo, creando la giusta atmosfera, che ben si sposa con un survival horror. Riescono a tenerci col fiato sospeso durante le nostre furtive perlustrazioni e le attese dietro i nascondigli all’interno della casa.
Inoltre, il sonoro si dimostra anche un nostro prezioso alleato, risultando molto attendibile per l’individuazione dei nostri nemici. Capiterà infatti spesso, di far affidamento sul suono dei loro passi o delle loro voci, facendoci restare vigili ed attenti al minimo rumore, amplificando talvolta l’effetto del jumpscare quando verremo colti alla sprovvista.
Anche il doppiaggio si dimostra all’altezza della situazione, non risultando mai eccessivamente recitato e mantenendosi abbastanza credibile.
Peccato però che un titolo made in Italy si presenti solamente in lingua Inglese, ci saremmo aspettati la possibilità di un audio anche italiano, anziché accontentarci solamente dei sottotitoli.
Giudizio Finale : 7
Remothered : Tormented fathers è un survival horror vecchio stile, ben realizzato e con un’ottima trama per nulla scontata, ma che paga il lungo periodo di progettazione. Infatti, nonostante sia stato pensato in 2d e successivamente progettato in 3d tramite l’uso dell’Unreal Engine 4, il risultato è senza dubbio datato.
Questo titolo, appare come un bel quadro al quale non si è riusciti a trovare la giusta cornice. Già, perché il risultato finale viene compromesso da una grafica che fa mancare una sensazione di “immersività” totale che gli avrebbe dato senza dubbio un apporto significativo, e da un motore che mostra i suoi limiti in alcune sessioni del gameplay, rendendolo legnoso fino a risultare a volte frustrante.
In ogni caso la sostanza c’è, e lascia ben sperare sul continuo della trilogia, che ha solo bisogno di incontrare la sua giusta evoluzione tecnologica.
Sicuramente, gli amanti degli horror vecchio stampo lo adoreranno e gli perdoneranno questi difetti. Chi invece ricerca una grafica da urlo e un gameplay moderno, si scontrerà con una concezione datata, che potrebbe compromettere l’esperienza di gioco.
Pro :
– Storia intrigante
– Gameplay vario, e sessioni stealth ben strutturate
– Sonoro e doppiaggio sempre all’altezza
Contro :
– Comparto tecnico “old generation”, che compromette il risultato visivo e alcune fasi del gameplay
– Titolo Italiano…ma senza audio italiano